E niente, succede così all’improvviso, una specie di raptus: stavo consultando calendario, orario treni e sistemazione alberghiera per il mio weekend a Napoli, il cuore già felice per questo ritorno ad una città che, per una genetica non codificata, è nel mio DNA da ancora prima di averla conosciuta.
Pensi a Napoli e non puoi non evocare, immediatamente, il colore del mare ed il sapore fragrante della frittura, dal cervello inizia ad arrivare un segnale chiaro: stasera, davanti alla televisione per la puntata speciale de Il Segreto, ci vorrebbe una cartuccella di pesce fritto.
Certi segnali non vanno trascurati: sacrifico un calamaro bellissimo che avrebbe potuto essere una cavia perfetta per replicare una ricetta della cheffa Stefania Corrado – so che lei avrà indulgenza – e rischio la vita con la mandolina più ostica del mondo per dare dignità a tre patate piccole e pure un po’ gibbose e la ‘linea’ è pronta.
Olio caldo sul fuoco, un po’ di farina di mais per una crosticina croccante e via.
Gli anelli si sono dorati alla perfezione, il ciuffetto del tentacolo era felice ed accartocciato al punto giusto, le veline di patata della Val d’Aveto non mi hanno tradito e si sono comportate benissimo.
Una micro porzione di salsa tartara, niente sale sulla frittura, e per stasera la cena è servita: per la vista su Mergellina devo attrezzarmi meglio, ma il sapore del mare c’è! Adesso, si tratta solo di fare il conto alla rovescia per il viaggetto partenopeo.
Mi spedisci un “cuoppo”? grazie 😉
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